| lasciarsi trovare - Lc 18,9-14 | ||
|---|---|---|
| Dal Vangelo secondo Luca | ||
| l’intima presunzione | I destinatari della parabola sono coloro che – letteralmente  - “in  sé confidano in quanto giusti”; il fariseo della parabola pregava “tra sé” o meglio ancora, volendo  tradurre letteralmente “verso se stesso”. Insomma Gesù   rivolge la sua parola nei confronti del peccato di autosufficienza (o di  autoreferenzialità) che da Adamo in poi costringe l’uomo ad una sorta di  solitudine. Se l’uomo giusto è colui che orienta la sua vita verso Dio e il suo  Regno, dire di essere giusti e confidare in se stessi è una contraddizione.  Purtroppo non è l’unica contraddizione perché viviamo in un’epoca in cui le  contraddizioni si sprecano proprio per un esasperato soggettivismo che arriva a  dubitare o negare verità e valori che non siano frutto della propria esperienza,  del proprio sentire o del proprio piacere. Che poi tutto, anche il  soggettivismo, sia relativo lo testimonia lo sfruttamento che ne viene fatto,  le mode che vengono lanciate in una sorta di omologazione del soggettivismo, ma  questa è una ulteriore contraddizione. | |
| Due uomini salirono al tempio | La prima immagine della parabola è quella di due uomini, ambedue salgono al tempio e ambedue hanno l’intenzione di pregare. Questa prima immagine non crea distinzioni o separazioni che invece si manifestano nel corso della parabola: prima delineando lo stato sociale di appartenenza, poi l’atteggiamento esterno ed infine il contenuto della preghiera stessa che sancisce una separazione: non sono come gli altri … separazione che culmina con il diverso modo di tornare a casa. La separazione non è un fatto naturale o congenito, non ci sono diversità di provenienze, di cultura o di razza (brutta parola inventata nel tentativo di dare una definizione dell’indefinibile), ambedue sono semplicemente uomini. Non solo, sembra infatti che la comune umanità ponga gli uomini sulla medesima strada e nella stessa direzione sia fisica (il tempio) sia interiore (pregare). La natura dell’umanità è una sola, uno solo è il percorso storico e una sola la meta riassunta nel verbo pregare: andare incontro al cuore di Dio. La sostanziale differenziazione comincia a diventare una evidenza incolmabile quando l’uomo prova a considerare se stesso. | |
| non sono | Il primo uomo, il fariseo, stando in piedi ringraziava Dio,  ma è come se al  mondo ci fosse solo lui, ha preso le distanze dagli altri per giudicarli, ha  raggiunto l’obiettivo desiderato frutto di una perseverante e minuziosa osservanza  di ogni prescrizione. Non appartiene più alla  famiglia umana, appartiene solo a se stesso, ai suoi pensieri, i suoi  traguardi. Dio  è lì per ratificare il suo successo su tutti i livelli, morale, sociale,  religioso … non ha il volto di Padre e non può averlo neppure per gli altri a  cui va tutto il suo disprezzo. Non scandalizziamoci perché è facile entrare in  questa logica, basta riascoltare i nostri commenti a certe tragedie, come  facilmente categorizziamo le persone facendo di ogni erba un fascio siano  stranieri, o neri, o zingari, o politici, o magistrati, o … semplicemente come  commentiamo la partita di calcio per prendersela con l’incompetente di turno. | |
| non osava | Il traditore di Israele, il collaborazionista, disprezzato anche da se stesso non osava neppure di mettersi al cospetto di Dio, la sua preghiera sembra non trovare parole e si esprime con un grido di aiuto. Non è certamente povero economicamente, ma lo è più profondamente nella reale situazione della sua vita che gli pare essere lontana da Dio e dagli uomini. Anche lui è un “solo” annodato nella sua solitudine senza una via di uscita, rappresenta l’intima e profonda condizione dell’umanità che ha bisogno di essere salvata. Il pubblicano non pone rimedio ai suoi peccati, è Dio che lo “rende giusto”, lui non si ritiene degno di niente, ma ha fede nella misericordia di Dio. Il fariseo torna a casa compiaciuto di se stesso e della sua religione, che gli offre tante soddisfazioni. Il pubblicano torna a casa sua nello stesso stato di povertà, affaticato dalla sua vita, ma “giustificato” perché ha cercato e trovato il cuore di Dio. Meglio ancora si è messo nelle condizioni di lasciarsi trovare. | |


